È noto che l’economia mondiale, dopo un lungo periodo di crescita negli anni ’90, a partire dall’ultimo trimestre del 2007 entrò in una crisi finanziaria profonda, il cui epicentro, come noto, fu rappresentato dagli Stati Uniti, anche se poi si diffuse con intensità prorompente su scala mon...
È noto che l’economia mondiale, dopo un lungo periodo di crescita negli anni ’90, a partire dall’ultimo trimestre del 2007 entrò in una crisi finanziaria profonda, il cui epicentro, come noto, fu rappresentato dagli Stati Uniti, anche se poi si diffuse con intensità prorompente su scala mondiale, costituendo il principale fenomeno recessivo del dopoguerra.
In effetti, si ricorderà che tra la fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000 le banche americane iniziarono a concedere una quantità sempre maggiore di mutui per l’acquisto della prima casa ad una categoria di soggetti con scarse garanzie finanziarie e che, in condizioni normali, non avrebbero potuto ottenere credito.
Tale politica espansiva fu incentivata anche dallo Stato federale, onde cercare di favorire la ripresa del mercato immobiliare che aveva visto una brusca frenata e che, quindi, andava a provocare rilevanti criticità sul sistema finanziario sovraesposto dagli ingenti finanziamenti erogati agli imprenditori immobiliari. Fu la stagione dei c.d. mutui subprime, caratterizzati da un rapporto tra ammontare del prestito erogato ed il valore dell’immobile uguale o superiore al 100%. Tali contratti di mutuo prevedevano tipicamente un tasso fisso basso per un periodo di 2-3 anni, destinato a diventare un tasso variabile per la successiva durata del mutuo, maggiore rispetto a quello del mercato. Era chiaro che le condizioni a cui veniva concesso tale mutuo non erano sostenibili da parte dei mutuatari, i quali, a causa dell’inasprimento delle condizioni contrattuali erano poi costretti o a rifinanziarsi, oppure a subire le morosità per il mancato rientro del debito bancario contratto. Ciò malgrado, il subprimer era indotto ad accettare il mutuo in quanto, pur nella consapevolezza di non poter onorare i pagamenti o comunque di andare in difficoltà, i costi della morosità erano comunque modesti; ragion per cui, il subprimer avrebbe potuto godere a costi contenuti dei servizi abitativi della casa acquistata con tale mutuo, almeno sino a quando non gli fosse stato revocato l’affidamento e richiesto di restituire il mutuo residuo.
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