Nei sei anni trascorsi tra la edizione precedente e quella che si licenzia le maggiori novità da cui sono stati interessati i temi che formano oggetto di queste Lezioni non hanno riguardato tanto le norme che li regolano, quanto il quadro generale che ad essi fa da sfondo.
Infatti, con un’intensi...
Nei sei anni trascorsi tra la edizione precedente e quella che si licenzia le maggiori novità da cui sono stati interessati i temi che formano oggetto di queste Lezioni non hanno riguardato tanto le norme che li regolano, quanto il quadro generale che ad essi fa da sfondo.
Infatti, con un’intensità che fino a pochi anni fa era difficile prevedere, non pochi Stati, europei ed extraeuropei, mostrano di non considerare il costituzionalismo il proprio destino. In essi, infatti, si affermano regimi che, in virtù del carattere elettivo degli organi di governo, possono considerarsi democratici, ma che, tuttavia, a causa della riduzione (a volte, della drastica riduzione) delle garanzie dei diritti fondamentali, si allontanano sempre più dal modello liberaldemocratico.
Si tratta, quindi, di Stati, che, seguendo una celebre definizione di Fareed Zakaria, incarnano il modello della “democrazia illiberale”. Un modello – si badi – che alcuni dei maggiori protagonisti di quelle esperienze non dissimulano, ma proclamano. Quasi che esso pretenda di contendere il campo alle democrazie liberali, che, a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi dell’attuale, sembravano destinate ad assumere una forza d’attrazione pressoché esclusiva. Inoltre, in questi stessi anni stiamo sperimentando un risorgente richiamo per democrazia diretta, grazie alle potenzialità di internet. Alle quali dobbiamo anche lo sviluppo di quei moderni strumenti di “manipolazione psicotecnica delle masse” – per riprendere un’antica intuizione di Carl Schmitt – che sono oggi rappresentati dai social network.
A questo cambiamento di clima sono dovute le modifiche apportate al primo e al terzo capitolo, rispettivamente dedicati al costituzionalismo, nel suo rapporto con la tutela dei diritti fondamentali, e alla liberal-democrazia.
Chi confrontasse l’attuale versione di tali capitoli con quella contenuta nelle precedenti edizioni di queste lezioni, potrebbe agevolmente constatare, oltre ad un notevole aumento del volume, un mutamento dell’approccio. L’autore di queste pagine, infatti, essendo convinto che il costituzionalismo costituisca un’irrinunciabile conquista di civiltà, si “schiera” apertamente dalla parte dei valori, che hanno storicamente conferito alla disciplina di cui si occupa l’attuale consistenza. Valori – di ciò è convinto – senza i quali essa non sarebbe.
Per evitare eccessive lievitazioni del numero delle pagine di queste Lezioni (con conseguente penalizzazione dei loro destinatari), si è eliminato il capitolo sulla revisione costituzionale. Il quale costituiva applicazione di concetti già sviluppati, nelle loro linee essenziali, in quello sulla liberal-democrazia.
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