La materia alla quale si riferisce il presente volume è stata introdotta assai di recente nel piano di studi della facoltà di giurisprudenza, ma non è così recente come materia d’insegnamento. Essa ha preso forma nel volgere degli anni ’70 del secolo da poco finito come oggetto particolare d...
La materia alla quale si riferisce il presente volume è stata introdotta assai di recente nel piano di studi della facoltà di giurisprudenza, ma non è così recente come materia d’insegnamento. Essa ha preso forma nel volgere degli anni ’70 del secolo da poco finito come oggetto particolare di certi corsi di diritto romano, impostati studiando quelle fonti e la loro interpretazione successiva come ele menti di una vicenda i cui esiti rappresentano le strutture portanti dei diritti eu ropei attuali. Fu appunto come manualetto di consultazione per quel tipo di cor si di diritto romano che composi in quegli anni quei Limeamenti di storia della giurisprudenza europea, che nella prima edizione in un solo volume (la quale uscì, per cura del medesimo editore di questo stesso libro, nel 1971) riguardavano uni camente le vicende dal medio evo in poi; e la pubblicazione era resa necessaria in quanto in quegli anni lo studente di lingua italiana non disponeva ancora della traduzione della Privatrechtsgeschichte der Neuzeit di Franz Wieacker, e per ave re un’idea della storia del Common Law inglese non aveva, in lingua italiana, pressocché nulla. Ora la situazione è alquanto diversa, non da ultimo perché i corsi di diritto comparato hanno acquistato una dimensione ben più consistente nel curriculum degli studi giuridici universitari e la storia del diritto italiano, sempre più intesa come storia della scienza giuridica europea, ha generato corsi paralleli come quello dedicato alla storia delle codificazioni moderne. Il punto di partenza accademico di quei corsi di diritto romano ha avuto anche la sua maturazione in senso scientifico, con la pratica e l’affinamento della ricerca storico- comparatistica, che per merito di Letizia Vacca ha anche dato vita all’ARISTEC, l’associazione che ha come specifico scopo di dare impulso a quel tipo di gestione della scienza giuridica e che ormai da diversi anni impegna studiosi di varia provenienza nei suoi congressi, che hanno luogo qua e là in Europa, ed i cui atti vengono puntualmente pubblicati.
Un corso che si proponga di presentare agli studenti di giurisprudenza i fondamenti del diritto europeo non può essere un corso con carattere generale. Se lo si intendesse così, l’esito sarebbe comunque poco significativo. So che vi è chi tende a pensarlo come un corso che presenti la vicenda, nel contesto della storia giuridica europea, delle fonti – nel senso più ampio – e della scienza giuridica; ma così si viene a comporre nient’altro che una sorta di crestomazia di elementi che appartengono ad altre materie d’insegnamento – la storia del diritto romano e del diritto medievale e moderno, con la storia delle codificazioni, il diritto comune ed anche il diritto canonico – che non solo costituirebbe un repetitum (e nel curriculum degli studi universitari i repetita non iuvant), ma non vi si parlerebbe affatto dei fondamenti del diritto europeo. Forse, dell’atteggiamento che ho descritto, io devo attribuirmi una certa colpa, perché quei Lineamenti che ho menzionato all’inizio avevano appunto, ed hanno sempre avuto anche nelle edizioni successive, l’impostazione che ora critico: ma il fatto è che quel manualetto non è mai stato il testo di un corso sui fondamenti del diritto europeo, ma solo uno strumento ausiliario, una specie di repertorio di informazioni indispensabili, per i corsi di diritto romano impostati come dicevo sopra – che invece non avevano mai dato luogo a pubblicazione 1, perché venivano svolti sulla base di materiali forniti in fotocopia agli studenti – e poi anche per i corsi comparatistici, specie dopo che il secondo volume (che corrispondeva al primo originario) è stato rielaborato per iniziativa e ad opera di Antonio Gambaro.
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