"Il penetrante intervento della riforma delle società di capitali sulla disciplina del recesso ha destato l’interesse degli interpreti che si sono soffermati su diversi profili dell’istituto; tuttavia, ancora oggi, dopo più di dieci anni, restano ampi margini di incertezza su aspetti essenzial...
"Il penetrante intervento della riforma delle società di capitali sulla disciplina del recesso ha destato l’interesse degli interpreti che si sono soffermati su diversi profili dell’istituto; tuttavia, ancora oggi, dopo più di dieci anni, restano ampi margini di incertezza su aspetti essenziali della posizione del recedente, la cui definizione risulta indispensabile affinché il recesso possa svolgere il ruolo centrale che, nell’àmbito delle dinamiche societarie, gli viene assegnato dal legislatore . È vero che non sono mancati pregevoli contributi dedicati a tematiche specifiche, quali i diritti patrimoniali del recedente o il ruolo dell’autonomia statutaria ; ma non vi è stata sino ad ora una ricostruzione volta a valutare l’efficacia della disciplina a tutelare il socio interessato ad uscire dalla compagine sociale ed il conseguente impatto dell’istituto nella dinamica dei rapporti societari. È agevole rilevare come solo in seguito ad un’indagine di questo tipo possa verificarsi la reale idoneità della regolamentazione ad assicurare una tutela effettiva del socio.
L’analisi tesa a valutare l’efficacia del recesso nel quadro degli strumenti attribuiti all’azionista richiede che si precisino le fattispecie in cui è concesso al singolo di uscire dalla compagine sociale ed il relativo trattamento economico. Sono questi, infatti, i parametri rilevanti per accertare l’operatività ed il ruolo dell’istituto nelle società azionarie, atteso che la definizione delle ipotesi di exit costituisce il punto centrale per individuare l’àmbito di applicazione del recesso, mentre la determinazione dell’importo di liquidazione rappresenta il dato principale in base al quale l’azionista decide se uscire o meno dalla compagine sociale. È il caso di rilevare in limine come non risulti necessario trattare della tematica relativa al momento della perdita della qualità di socio e della conseguente legittimazione all’esercizio dei diritti sociali . Ed invero, la soluzione di tale problema, se risulta significativa per risolvere alcune questioni applicative di notevole interesse non è invece indispensabile per la valutazione dell’idoneità dell’istituto a tutelare l’azionista, dato che appare ragionevole ritenere che il medesimo deciderà di uscire o meno dalla compagine sociale non in relazione a quando acquisterà efficacia la dichiarazione di recesso (e conseguentemente si verificherà la cessazione del rapporto sociale), ma in base all’importo della quota di liquidazione." (tratto dalla Premessa)
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