Questo manuale nasce dalla convinzione degli autori che il modo migliore per avvicinare gli studenti alle parole e ai concetti dell’economia politica sia di partire dalla origine storica di essi, da come gli economisti nel tempo li abbiano coniati e utilizzati. Ecco perché da Smith a Keynes, dal ...
Questo manuale nasce dalla convinzione degli autori che il modo migliore per avvicinare gli studenti alle parole e ai concetti dell’economia politica sia di partire dalla origine storica di essi, da come gli economisti nel tempo li abbiano coniati e utilizzati. Ecco perché da Smith a Keynes, dal padre dell’economia politica moderna, all’inventore della macroeconomia: due giganti del pensiero che consentono di dare autorevolezza assoluta al percorso proposto.
Sappiamo bene che il libro – il breve e piccolo libro che proponiamo – si muove in “direzione ostinata e contraria” (titolo bellissimo di una riuscita raccolta di brani indimenticabili di Fabrizio De Andrè) rispetto all’approccio più frequentemente seguito in questi anni dalla manualistica, spesso in linea con la logica dei testi di autori, soprattutto americani e tutta orientata a presentare l’economia come una disciplina “tecnica” volta a costruire un corpus unitario e inattaccabile di teorie.
Noi riteniamo, invece, che chi si avvicina all’economia politica (usiamo anche nel titolo il vecchio nome e non quello più in voga oggi di “economia”) è bene che sia da subito accompagnato a guardare questa disciplina con la consapevolezza che è la storia che ne ha inspirato la nascita, è il mondo delle idee di specifici momenti storici che ha aiutato lo sviluppo dei concetti e delle categorie analitiche prevalenti durante questi 250 anni e più; le ideologie, personali e collettive, hanno condizionato la scelta di un approccio o di un altro; e, infine, sono i valori e gli ideali che hanno ispirato modi differenti di guardare alle dinamiche di produzione, consumo e distribuzione delle risorse tra le persone, i gruppi sociali, le classi e le nazioni.
Da questo punto di vista, è bene dire a chiare lettere, che noi non vediamo l’economia politica come una scienza che aspira all’“esatta” descrizione di come funzionano i meccanismi economici, ma come una disciplina che sa offrire chiavi di lettura sempre più evolute di come cambia la società umana, avendo particolare attenzione a come si trasformano nel tempo i processi di utilizzazione delle risorse per la soddisfazione di bisogni umani in continua evoluzione.
Perché finire con la teoria keynesiana? Il libro è figlio di un più ampio progetto che intendiamo portare avanti e che andrà ben oltre Keynes; ci sembra, però, che il percorso da Smith a Keynes sia sufficiente ad introdurre lo studente – anche quello iscritto a corsi di laurea non di economia – all’economia politica e alle sue potenzialità di “scienza sociale” che aiuta a capire il mondo in cui viviamo e le contrapposizioni tra idee e parti politiche.
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