Fra i numerosi fondi conservati nel patrimonio della Biblioteca civica “Angelo Mai” di Bergamo spicca, per mole e ricchezza della documentazione, l’archivio dell’avvocato settecentesco Francesco Maria Quarenghi. Un archivio purtroppo finora assai negletto dagli studiosi, in primo luogo per e...
Fra i numerosi fondi conservati nel patrimonio della Biblioteca civica “Angelo Mai” di Bergamo spicca, per mole e ricchezza della documentazione, l’archivio dell’avvocato settecentesco Francesco Maria Quarenghi. Un archivio purtroppo finora assai negletto dagli studiosi, in primo luogo per esser composto in larga parte da materiale giurisprudenziale, difficilmente accessibile a quanti non abbiano dimestichezza con i ferri del mestiere dello storico del diritto.
Il volume che qui si licenzia nasce essenzialmente dall’esigenza di riscoprirlo e non sarebbe stato possibile senza la valida collaborazione di un gruppo di specialisti, che ha accettato l’invito a calarsi entro questa intricata e oscura massa di fonti. Il proposito è stato quello di fare luce, attraverso un primo scavo esplorativo, su questo immenso complesso documentario e su colui che lo raccolse. I saggi che compongono il presente libro non hanno in effetti alcuna aspirazione a esaurire ogni sollecitazione che da questo patrimonio di fonti può esser prodotta; anzi, essi sono stati concepiti come iniziali sondaggi, effettuati con l’auspicio di contribuire a mettere in risalto le potenzialità che le carte del Quarenghi hanno per un variegato spettro di studi. Tali potenzialità non si esplicano, infatti, nei soli – per quanto affatto marginali – versanti delle ricerche di storia giuridica e di storia cittadina e locale, né si può ridurre un sì imponente fondo al mero costituire un deposito da cui trarre informazioni relative al celebre fratello di Francesco Maria, ossia Giacomo Quarenghi, rinomato architetto al servizio degli zar e autore di importanti costruzioni a San Pietroburgo e a Mosca.
Certamente meno noto di Giacomo, è inopinabile che Francesco Maria non fu un avvocato di vaglia dei suoi tempi, né lo si ricorda come autore di opere giuridiche (e non) date alle stampe. Solo un giudizio superficiale potrebbe tuttavia confinarlo entro l’etichetta riduttiva del semplice patrocinatore operoso nella Bergamo dell’ultimo quarto del Settecento, epoca peraltro sbrigativamente archiviata come decadente. Verrebbe fin troppo facile, in prima battuta, richiamare il fatto che Quarenghi è stato, come mostrano i capitoli a carattere biografico di Angelini e Bravi, fra i protagonisti della vita politica e sociale cittadina di Bergamo almeno dagli anni Ottanta del Settecento alla sua morte. Un periodo concitato – quello della fine della Serenissima, del Triennio giacobino, e della Repubblica Bergamasca, della Cisalpina e del dominio francese –, denso di cambiamenti di cui egli è stato testimone e di cui ci fornisce una rappresentazione con le proprie memorie, genere di scritto che egli coltivò ripetutamente durante la sua esistenza . I suoi ricordi ripercorrono eventi cruciali, come il tumulto contro il podestà Ottavio Trento , l’arrivo dei contingenti francesi e la fuga del podestà, il ritorno degli austro-russi e la riorganizzazione del vicariato , l’instaurarsi e il prender forma dei nuovi ordinamenti.
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