A partire dal 2001, il processo penale si misura con una figura di imputato del tutto inedita: l’ente collettivo, di cui è chiamato ad accertare la responsabilità per gli illeciti amministrativi dipendenti da taluni reati commessi al suo interno, così come delineata dal d.lgs. n. 231 del 2001. ...
A partire dal 2001, il processo penale si misura con una figura di imputato del tutto inedita: l’ente collettivo, di cui è chiamato ad accertare la responsabilità per gli illeciti amministrativi dipendenti da taluni reati commessi al suo interno, così come delineata dal d.lgs. n. 231 del 2001. Una scelta di campo, quella di calare la nuova e delicata materia nello scenario processuale penale, animata dall’intento di sfruttarne gli incisivi strumenti d’indagine, ma soprattutto le ineguagliabili garanzie. Ne deriva un processo caratterizzato da una sua compiuta regolamentazione, scaturente dall’intreccio tra la disciplina speciale appositamente dettata dal legislatore delegato e la normativa codicistica da essa espressamente richiamata. Un processo che, a giudicare dall’applicazione pratica di questi anni, appare proteso in uno sforzo di adattamento alla nuova realtà, rivelatosi non privo di insidie.Di qui l’idea di uno studio teso ad esplorare quel percorso di adattamento, riguardato attraverso lo scenario della fase cautelare: momento cruciale nell’architettura processuale costruita per i soggetti collettivi. L’indagine si snoda lungo la linea guida di una convinzione di fondo: il riconoscimento in capo all’ente delle garanzie processuali di matrice costituzionale, quale effetto dalla sede prescelta per l’accertamento della responsabilità collettiva, a prescindere dalla natura che si ritenga di doverle attribuire. Alla luce di tale approccio, si è cercato di imprimere agli istituti propri della fase cautelare un volto che consenta di mantenerli entro una cornice di compatibilità con detti principi, primo fra tutti la presunzione di innocenza, con particolare riferimento alla valutazione dei presupposti delle misure cautelari interdittive e, ancor più, alla dinamica applicativa, ove si staglia il problema del peculiare regime di distribuzione dell’onere della prova in ordine agli elementi costitutivi della responsabilità degli enti.La sfida per l’interprete è, dunque, quella di sondare la praticabilità di interpretazioni costituzionalmente e convenzionalmente orientate delle disposizioni del d.lgs. n. 231 del 2001 in materia cautelare, preservandone la compatibilità rispetto alle categorie classiche del processo penale.
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