A nome della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, che ha ospitato il convegno i cui atti sono qui raccolti, ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo volume. Trovo particolarmente interessante, pure dalla prospettiva (a me familiare) de...
A nome della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, che ha ospitato il convegno i cui atti sono qui raccolti, ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo volume. Trovo particolarmente interessante, pure dalla prospettiva (a me familiare) della filosofia del diritto, questa iniziativa scientifica, per molteplici ragioni. Innanzi tutto per l’oggetto: i diritti visti dalla prospettiva specifica della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In secondo luogo per la partecipazione di autorevoli studiose e studiosi. In terzo luogo, per il modo in cui l’oggetto è indagato: una struttura, quella del volume, molto lineare, che mette in evidenza due profili essenziali.
Il primo profilo è quello che i diritti vanno proclamati, ovviamente, ma proclamarli non basta. Per così dire, la vita e l’affermazione dei diritti passa attraverso la loro gestione e la gestione dei diritti è soprattutto opera degli interpreti. Da qui l’importanza della struttura del volume, che guarda alla natura e agli effetti della Carta, e che guarda poi ai tipi di diritti coinvolti, all’interpretazione e all’applicazione di quanto affermato nella Carta stessa. In secondo luogo, il volume è di sicuro rilievo per l’attenzione accordata ai vari interpreti coinvolti nella gestione dei diritti fondamentali. Il discorso degli interpreti con i diritti e sui diritti diventa il discorso principale di cui occuparsi riguardo alla configurazione del contenuto dei diritti stessi, alle relazioni tra i vari diritti e al loro eventuale conflitto. Sullo sfondo c’è, dunque, il rapporto tra i vari interpreti istituzionalmente chiamati a gestire i diritti fondamentali all’interno di un sistema integrato di tutela.
La questione del rapporto tra i diversi interpreti passa, com’è noto, attraverso la metafora del dialogo tra le Corti, metafora che ai miei occhi appare sovente edulcorata. Si tratta, in molte occasioni, di un dialogo acceso, se non addirittura di uno scontro, che si riflette inevitabilmente sui diritti coinvolti. L’età dei diritti è, dunque, non più semplicemente l’età della proclamazione, ma è l’età dell’affermazione attraverso l’interpretazione e applicazione dei diritti, con tutto ciò che questo comporta.
È sicuramente importante e opportuno proseguire una riflessione in questa direzione soprattutto affinché il diritto contemporaneo, inteso come diritto dei diritti, non si trasformi esclusivamente nel diritto dei diritti così come affermato da taluni interpreti. Soltanto attraverso un confronto costante, un’analisi e una critica attenta alla gestione dei diritti fondamentali, è possibile e forse necessario vigilare sull’operato degli interpreti al fine di valorizzare i diritti fondamentali e non semplicemente il ruolo degli stessi interpreti.
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