Il lungo cammino teorico, sociale e culturale che ha portato alla proclamazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo (1948) e che lascia intravvedere un reale progresso della civiltà umana è sovente rallentato dall’enorme divario esistente fra diritti proclamati e diritti effet...
Il lungo cammino teorico, sociale e culturale che ha portato alla proclamazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo (1948) e che lascia intravvedere un reale progresso della civiltà umana è sovente rallentato dall’enorme divario esistente fra diritti proclamati e diritti effettivamente esigibili. In questo contesto le lacune più insopportabili sono quelle che riguardano i soggetti privi di voce e portavoce, impossibilitati per vari motivi ad esigere il rispetto dei propri diritti, come nel caso dei minori di età, esposti al mancato rispetto sia dei cosiddetti diritti tutelativi – tesi a proteggerli - che di quelli emancipativi – tesi a rispettarne e rafforzarne l’autonomia.
La condizione di debolezza societaria dei minori indotta da rappresentazioni sociali che le generazioni adulte esercitano nei loro confronti è compensata dai recenti sviluppi della Sociology of childhood che dell’età infantile ed adolescenziale mette in risalto invece il valore di risorsa sociale e la veste di ‘attore sociale’ capace di esprimere una propria razionalità, intenzionalità, senso etico; di rivendicare la pretesa di pronunciarsi nelle questioni che lo riguardano e di reclamare la propria titolarità di diritti umani, incluso quello alla salute. .
L’atteggiamento della popolazione adulta agevola, tuttavia, un vasto fenomeno di astigmatismo percettivo sociale e istituzionale dei diritti del minore che impedisce una corretta visione dei diritti emancipativi portando in linea generale a sottovalutare le loro opinioni, aspirazioni e rivendicazioni.
A questo fenomeno si associa poi un corrispondente fenomeno di astigmatismo percettivo professionale che riguarda anche il contesto sanitario, dove spesso esistono consuetudini operative che trascurano la capacità di espressione, dialogo, auto-determinazione dei minori. Se una ‘età dei diritti’ non può che iniziare dalle nuove generazioni, e quindi con una ‘età dei diritti del minore’, allora è auspicabile che quest’ultima coincida con una ‘età del diritto del minore alla salute’ trainata proprio da un attento impegno della sanità pubblica.
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