I patti parasociali sono così diffusi nella prassi societaria da costituire strumento abituale di regolamentazione negoziale dei rapporti tra i soci, pur con la tipica valenza personale e obbligatoria che li distingue dai patti propriamente sociali. E lo sono nelle più diverse società: dalle quot...
I patti parasociali sono così diffusi nella prassi societaria da costituire strumento abituale di regolamentazione negoziale dei rapporti tra i soci, pur con la tipica valenza personale e obbligatoria che li distingue dai patti propriamente sociali. E lo sono nelle più diverse società: dalle quotate, il cui governo è pressoché sempre condizionato dagli accordi parasociali, tanto di maggioranza quanto di minoranza, fino alle società chiuse e a compagine sociale anche molto ristretta. L’accordo parasociale è imprescindibile nelle operazioni di private equity, così come nelle joint ventures o, ancora, nelle società “miste” pubblico-privato, ma costituisce anche uno degli strumenti principali di esercizio del c.d. “controllo analogo” nelle società in house ed è il cuore degli accordi di famiglia nelle società a partecipazione familiare, specie allorquando esse assumano quei caratteri di complessità che tipicamente si presentano al secondo o al terzo passaggio generazionale. Ma l’utilità del ricorso al patto parasociale si manifesta tutte le volte in cui si presenti l’esigenza di una regolamentazione pattizia ritagliata su misura in ragione della composizione della compagine sociale e degli interessi e delle aspirazioni dei singoli soci sul piano della partecipazione al governo o della chiusura/apertura della compagine sociale o ancora dell’interesse a una possibile way-out e alla predeterminazione di presupposti e condizioni di un futuro disinvestimento.
Anche per questo, quindi, dopo anni di tendenziale agnosticismo normativo, i patti parasociali sono divenuti sempre più frequentemente oggetto di attenzione espressa da parte del legislatore, tanto che la prima parte del volume è dedicata proprio all’obiettivo di estrarre dal sistema una fattispecie generale e, così, di ricavarne una nozione altrettanto generale: fattispecie e nozione che, seppure non coincidenti in modo integrale con le fattispecie speciali delineate nel codice civile e nel testo unico della finanza, ne costituiscono tuttavia una sorta di pre-condizione implicita su base sistematica. In quel contesto ricostruttivo, vengono quindi segnalate ed esaminate una serie di fattispecie di confine e viene elaborata una articolazione schematica che consente, allo studioso così come all’operatore pratico, di aver chiara la distinzione tra patti propriamente parasociali e patti semplicemente extrasociali, non sottoponibili alla medesima disciplina.
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