Il sovraffollamento degli istituti penitenziari riveste un innegabile rilievo nel panorama sociale e giuridico contemporaneo, rappresentando, da un lato, un problema diffuso in molti Stati del mondo, dall’altro, un prisma attraverso cui osservare temi concernenti i diritti umani fondamentali e, fi...
Il sovraffollamento degli istituti penitenziari riveste un innegabile rilievo nel panorama sociale e giuridico contemporaneo, rappresentando, da un lato, un problema diffuso in molti Stati del mondo, dall’altro, un prisma attraverso cui osservare temi concernenti i diritti umani fondamentali e, financo, la stessa forma di stato. A fronte della delicatezza di tali questioni, il problema è stato spesso evocato in termini sterilmente enfatici, non di rado disinteressandosi della messa a fuoco di alcune nozioni caratterizzanti e dei parametri per definire la sovrappopolazione detentiva. Peraltro, il solo accento sulla drammaticità del fenomeno ha condizionato l’andamento delle riflessioni, creando le premesse anche per risposte urgenti ed emergenziali, talvolta distanti da una prospettiva di medio periodo. Non da ultimo, la non piena comprensione della reale entità del fenomeno appare tra le cause di un’eccessiva attenzione al tema, a discapito di altri, non meno rilevanti, problemi di organizzazione e vivibilità del sistema carcerario.
Il volume affronta profili di diritto penitenziario intramurario, costituzionale e internazionale, analizzando alcuni dei concetti fondamentali riguardanti la sovrappopolazione degli stabilimenti penali, vista come fenomeno complesso, capace di integrare una lesione dei diritti umani del detenuto, impattare sul rapporto fra la persona privata della libertà e lo Stato nonché, persino, condizionare la discrezionalità del legislatore nella scelta dell’indirizzo politico in campo penale. Unitamente all’analisi delle altalenanti statistiche degli ultimi 30 anni su capienze e presenze negli stabilimenti detentivi, il lavoro pone, altresì, in evidenza come lo stesso concetto di sovraffollamento carcerario sia solo apparentemente scontato e inequivocabile, trattandosi in realtà di una definizione dai molteplici significati che descrivono situazioni molto diverse fra loro. Accenna, inoltre, ad alcune caratteristiche salienti del sistema spesso trascurate nel dibattito pubblico: una popolazione detenuta non elevata rispetto alla media europea, a fronte di un parco penitenziario composto da numerosi stabilimenti che, però, dispongono di una capienza complessiva che appare piuttosto esigua.
Lo studio ipotizza, pertanto, come un’azione riformatrice sui profili strutturali e organizzativi possa incidere molto nel contrasto all’eccessiva densità delle carceri e si conclude con una riflessione sulla possibilità di costruire un sistema penitenziario “antifragile”, cioè capace di rispondere positivamente ai momenti di pressione e di crisi.